“Ti va un Prosecchino?”. Chi di voi non ha mai pronunciato o sentito pronunciare questa frase?
Il termine Prosecco è infatti molto spesso utilizzato, erroneamente, per indicare qualsiasi vino spumante fresco e leggero. In realtà, affinché un vino possa essere chiamato “Prosecco”, deve rispondere a requisiti specifici. Questi impongono limitazioni sulle uve da utilizzare, la tecnica di spumantizzazione e l’areale di produzione.
Se volete saperne di più, questo è l’articolo che fa per voi!
Prosecco: dall’uva al vino
Conosciuta in passato come “Prosecco”, la Glera è il vitigno principale utilizzato per la produzione di questo spumante tanto amato. Il cambio del nome è avvenuto nel 2009, quando si decise di proteggere il termine “Prosecco”, associandolo ad un vino che poteva essere prodotto solo in alcune zone del Nord Est Italia.
La vendemmia viene fatta piuttosto precocemente, con i primi grappoli che vengono raccolti già alla fine di agosto. Per avere un vino spumante fresco e profumato è infatti importante mantenere basso il grado zuccherino e alta l’acidità. La rifermentazione del vino base avviene poi in autoclave, seguendo il metodo Charmat o Martinotti.
Questo vitigno a bacca bianca, utilizzato per la produzione di Prosecco da solo o insieme ad una piccola percentuale di varietà minori, presenta note fruttate e floreali che si esprimono nei vini in maniera diversa, influenzate dal terreno e dalle condizioni microclimatiche.
I vini che ne derivano sono caratterizzati da una grande freschezza e facilità di beva, che non li rende per questo banali e meno interessanti.
Il territorio e le tre denominazioni
È solo nel Nord-Est d’Italia che è possibile produrre lo spumante Prosecco. Questo vino ormai famosi in tutto il mondo viene infatti tutelato da tre diverse denominazioni, che hanno dimensioni e caratteristiche piuttosto differenti.
La denominazione più estesa è quella del Prosecco DOC, che comprende i territori ricadenti in 4 province del Friuli Venezia Giulia (Gorizia, Pordenone, Trieste e Udine) e in 5 province del Veneto (Belluno, Padova, Treviso, Venezia, Vicenza). In questo areale, tra le Dolomiti e il mar Adriatico, vengono prodotti vini sorprendenti che assumono connotazioni diverse in base all’area di produzione, grazie all’interazione tra climi e suoli diversi.
Nella provincia di Treviso, su un’areale collinare situato a 50 km da Venezia e circa 100 dalle Dolomiti che comprende solo 15 comuni è possibile invece produrre il Conegliano Valdobbiadene Prosecco DOCG. Qui da secoli l’uomo, dedicandosi alla viticoltura, ha plasmato un territorio che è stato riconosciuto dal 2018 come Patrimonio dell’Unesco. I vini prodotti in questo areale sono il frutto di una lunga tradizione e hanno l’ambizione di racchiudere nel loro sorso l’identità e l’unicità del territorio.
Ai piedi del Monte Grappa, sulle alte colline a occidente del Piave, a ridosso delle Dolomiti e del Montello, si trova infine l’areale di produzione dell’Asolo Prosecco DOCG. Quest’area, sempre in provincia di Treviso, comprende 18 comuni che fanno da corona all’antico borgo di Asolo. Ed è proprio attraverso questi vini che i produttori vogliono raccontare la bellezza, la storia, la cultura di Asolo e del suo paesaggio.
Le aziende vitivinicole sostenibili del Prosecco
La produzione del Prosecco è spesso associata ad un uso eccessivo di pesticidi.
A causa delle condizioni microclimatiche e dell’elevata umidità che caratterizza il territorio, il rischio di sviluppo di muffe sui grappoli è molto alto. E a tal proposito, per salvaguardare le uve, molti produttori si trovano costretti ad aumentare il numero di trattamenti in campo.
C’è però chi si impegna nel condurre una viticoltura il più possibile sostenibile, adottando strategie alternative che consentono di ridurre l’impatto sull’ambiente e sulla società. Questo duro lavoro consente di ottenere vini non solo di altissima qualità, ma anche etici.
Ne è un esempio l’azienda Bernardi Pietro e Figli che riesce a ridurre di circa il 40% i prodotti fitosanitari, rispetto a quelli consentiti dal protocollo viticolo della denominazione. Ma anche la Cantina Produttori di Valdobbiadene – Val d’Oca che si impegna a fornire soluzioni che consentano ai soci conferitori di condurre una viticoltura a basso impatto. O ancora l’azienda Rechsteiner che controlla in maniera meccanica le infestanti, invece di utilizzare diserbanti chimici.
Questi sono solo alcuni esempi di quanto fanno queste aziende virtuose per tutelare e salvaguardare l’ambiente e le persone che ci vivono.
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Immagine di copertina: Foto di Corina Rainer su Unsplash